La città di Caracas, il cui nome completo è Santiago de León de Caracas, deve il suo nome a un’erba che gli indigeni precolombiani chiamavano “caraca” e che rappresentava la base della loro dieta. I conquistadores spagnoli che arrivarono nella valle in cui sorge l’attuale città presero a chiamare gli stessi indigeni con il nome “Caracas” e di lì il nome passò prima all’intera regione, poi al nuovo insediamento che oggi è la Capitale del Venezuela!
(L’erba in questione: “Amaranto” o “Chenopodium Quinoa)
Il nome Santiago è in onore del Santo patrono della Spagna, mentre de León venne aggiunto successivamente (1569) dal cognome del primo governatore della regione, Juan Ponce de León, per distinguerla dalle altre Santiago fondate dagli spagnoli nel nuovo continente americano.
Caracas in breve
Caracas è situata nella parte centro-settentrionale del paese, a circa 9 chilometri dal Mar dei Caraibi. La città si trova in una valle della Cordigliera, separata dalla costa dal Monte Ávila.
L’altitudine di Caracas varia dagli 870 ai 1.043 metri sul livello del mare, con 900 metri nel centro storico. Gli abitanti della Capitale venezuelana si chiamano caraqueños.
Quando venne fondata Caracas?
Nel 1567 il conquistatore spagnolo Diego de Losada guidò una spedizione di 120 soldati spagnoli e 600 indigeni alleati, che partì da Borburata il 2 giugno 1567. Dopo aver attraversato le montagne, raggiunse la valle in cui oggi sorge la Capitale del Venezuela, dove si scontrò con le forze del cacique (capo) Guaicaipuro. Losada riuscì a vincere la battaglia e a fondare la città il 25 luglio 1567, ma venne ucciso due anni dopo da un indigeno ribelle.
Il conquistador aveva convinto alcuni indios a collaborare con lui per vari motivi.
Molti erano stati convertiti al cristianesimo dai missionari, e si sentivano legati alla fede e alla cultura spagnola. Altri ancora erano nemici dei caracas e volevano approfittare della situazione per vendicarsi o espandere il proprio territorio.
Come vivevano i caracas?
I caracas vivevano in villaggi di capanne circolari, coltivavano mais, yuca e tabacco, e praticavano la pesca e la caccia. Furono sottomessi e schiavizzati dagli spagnoli, che li impiegarono nelle miniere e nelle piantagioni. Molti di loro morirono a causa delle malattie, della fame e delle violenze subite. Esistono ancora, ma sono pochi: solo 1202 secondo il censimento del 2011, e vivono in alcune comunità rurali nello Stato di Miranda, regione centrale del Venezuela, dove mantengono la loro lingua e le loro tradizioni.