Italianismi in Venezuela: tre parole che ci raccontano

Se sei arrivato fin qui dal link nella sezione “chi sono“, vorrai subito arrivare al dunque e avere quella dritta che ho promesso per conquistare una venezuelana, ma prima lascia che ti mostri alcuni esempi di italianismi nel dialetto venezuelano che, perché no, potrebbero esserti utili:

Curiosità: il nome stesso del Venezuela è legato all’Italia. Quando l’esploratore fiorentino Amerigo Vespucci visitò la costa settentrionale del Sudamerica, le case a palafitte dei popoli nativi non poterono che ricordargli tante piccole Venezie. Venezuela significa infatti “piccola Venezia”, ironico per un Paese più di 3 volte l’Italia!

Italianismi nello spagnolo venezolano

Ciao: ok, questo era scontato. “Ciao” viene usato in tutto il mondo, spesso riadattato alla lingua locale (Tchao, Chao e così via). Ma in Venezuela è molto più comune.

Spaghetti, lasagna, pizzeria, parmigiana, espresso, contorno: la cucina venezuelana deve molto a quella italiana, come abbiamo visto nella Cucina Italia in Venezuela.

Piano a piano: molto lentamente.

Meter Cizaña: mettere zizzania, creare discordia, tensione o conflitti tra le persone.

Pistola: dall’italiano essere un pistola, usato per riferirsi a una persona tonta e ingenua.

Balurdo: una persona tendente al cattivo.

Bejuco: deriva del genovese besugo che prima ancora di essere un tipo di pesce, è un insulto simile a pistola, ma riferito solitamente a persone più anziane.

Ecolecua: storpiatura di eccole qua diffusa soprattutto a Maracaibo, si usa per sottolineare che una cosa è vera!

Roña: “il più pulito ha la rogna” non si riferisce a dermatiti o problemi cutanei, si intende in senso figurato in Italia come in Venezuela (dubbia moralità).

Tre termini unici

Ancora dalla cucina vengono 3 termini davvero curiosi per l’accezione che hanno assunto: comeburro, boloña e al dente.

Il primo è un gioco di parole tra comer (mangiare) e burro (asino) in spagnolo. Gli italiani erano così accusati di mangiare l’equino, non potendosi permettere cibi più sofisticati. C’è però da dire che questa parola ha completamente perso il fine dispregiativo con il tempo, diventando una semplicissima presa in giro affettuosa. Un po’ come i giovani italiani usano i termini “terroni” e “polentoni”, per intenderci.

Boloña, invece, significa mortadella nello spagnolo standard, ma nel venezuelano si traduce anche come “una grande quantità“. Gli immigrati italiani erano soliti sbarcare in Venezuela con immense provviste di insaccati e i locali hanno associato a questo alimento il significato di abbondanza.

Al dente, infine, (scritto proprio così e non al diente come in spagnolo) è quasi un termine elegante, che si usa spesso per indicare una bella ragazza, bella al punto giusto. Ed ecco finalmente svelato il piccolo consiglio che scherzosamente mi diede l’Ambasciatore Mignano.

La nostra conversazione del marzo 2021 riprese un suo articolo del novembre 2017 pubblicato su Insula Europa, che approfondisce le connessioni linguistiche e gastronomiche tra Italia e Venezuela. Lascio qui di seguito il link e ne consiglio davvero la lettura: l’Ambasciatore ha continuato la nobile tradizione letteraria dei diplomatici italiani e la sua penna è sempre imbattibile: una sciarada a Caracas.

Leonardo Alfatti Appetiti

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