Circa 297 notti all’anno, 10 ore al giorno e fino a 280 volte all’ora, sopra e attorno al lago di Maracaibo infuria una tempesta di fulmini che rende la zona sud occidentale del lago il luogo più elettrico della terra, grazie alla più alta densità di fulmini al mondo, 250 per km quadrato.
Conosciuta come Relámpago del Catatumbo, la tempesta si esprime al massimo della sua potenza nel punto in cui il l’omonimo fiume sfocia nel lago di Maracaibo. Catatumbo significa non a caso “Casa del Tuono” nella lingua degli indigeni Barí, popolo che vive tra il lago e le Ande. Curiosità: secondo la NASA, l’energia rilasciata durante solo 10 minuti di fulmini del Catatumbo potrebbe illuminare l’intero Sud America.
Il periodo in cui si vedono più fulmini si verifica durante la stagione umida, che di solito va da aprile a novembre. Questi mesi sono caratterizzati da condizioni meteorologiche ideali per la formazione di tempeste elettriche nella regione.
Durante questa stagione, le correnti d’aria calda provenienti dal Mar dei Caraibi si scontrano con l’aria più fredda proveniente dalle montagne circostanti, creando un ambiente favorevole allo sviluppo di nuvole cariche e, di conseguenza, di fulmini.
Cause della tempesta del Catatumbo
Gli indigeni che vivono intorno al Lago di Maracaibo sono molto orgogliosi di questo spettacolo di fulmini. I barì credono che sia causata da centinaia di lucciole soprannaturali, mentre i Wayuu la considerano opera delle anime dei defunti. In passato, la gente attribuiva i fulmini del Catatumbo all’azione dell’uranio nel substrato roccioso, al metano rilasciato dalle paludi circostanti o ai massicci depositi di petrolio del lago.
Ma la spiegazione più probabile risiede nella meccanica del vento e nelle condizioni topografiche uniche della regione, in particolare alla confluenza meridionale del lago con il fiume Catatumbo.
Le Ande circondano il lago su tre lati, lasciando un’apertura solo a nord. Lì, le acque calde del Mar dei Caraibi sfociano nel lago, dove il sole caldo attira l’umidità nell’aria e la intrappola tra i pendii.
La sera, i venti freddi soffiano dalle cime delle montagne e si scontrano con l’aria umida, formando cumulonembi. Goccioline d’acqua calda e cristalli di ghiaccio si scontrano l’uno con l’altro ed emettono violente cariche elettriche sotto forma di fulmini costanti.
Riferimenti storici
Ci sono diversi riferimenti da fonti coloniali portoghesi e spagnole, che chiamano questo fenomeno come “Lanterne di Sant’Antonio” o “Faro di Maracaibo“, come notato anche da Alexander Walker nel 1822. Nel XX secolo, quando divenne chiaro che le tempeste erano la causa del fenomeno, i venezuelani smisero di chiamarlo Faro di Maracaibo e lo ribattezzarono Relámpago del Catatumbo.
Il geografo italiano Agostino Codazzi lo descrisse nel 1841 come “come un fulmine continuo, e la sua posizione tale che, situato quasi sul meridiano della foce del lago, dirige i navigatori come un faro”.
Codazzi, un avventuriero, geografo e cartografo italiano, si trasferì in Venezuela dopo la guerra d’indipendenza. Gli venne affidato il compito di creare mappe accurate della regione, compreso il Lago di Maracaibo.
Osservò i fulmini in prima persona e nel 1841 notò per primo che c’era più pioggia dove finiva il fiume Catatumbo. “Sembra che […] la materia elettrica sia concentrata in quei luoghi, in cui si osserva ogni notte un fenomeno luminoso che è come un lampo che di tanto in tanto accende l’aria”.
Impatto culturale
Il fenomeno è raffigurato sulla bandiera e sullo stemma dello Stato di Zulia, che contiene anche il lago, ed è menzionato nell’inno ufficiale: “La luz con que el relámpago / tenaz del Catatumbo / del nauta fija el rumbo / cual limpido farol” (La luce con cui il fulmine / tenace del Catatumbo / del marinaio stabilisce la rotta / che lanterna limpida)
Il Catatumbo è anche fonte di ispirazione per molti artisti, poeti e scrittori dello Zulia, che hanno celebrato la sua bellezza e il suo mistero nelle loro opere. Per esempio, il poeta zuliano Jesús Enrique Lossada scrisse una poesia intitolata proprio “El Relámpago del Catatumbo”, in cui descrive il fenomeno come una “fiamma eterna” che illumina la notte.
Un altro esempio è la canzone “El Relámpago”, interpretata dal gruppo gaitero Cardenales del Éxito. La canzone descrive il fenomeno come una “luminaria divina” che “ilumina el cielo zuliano” e che “es el orgullo de mi patria”.
Quando il Catatumbo aiutò il Venezuela in guerra
Durante la guerra d’indipendenza del Venezuela, tra il 1810 e il 1823, i fulmini del Catatumbo furono di grande aiuto per i patrioti venezuelani che combattevano contro le truppe spagnole. I fulmini illuminavano il Lago di Maracaibo, permettendo ai venezuelani di vedere le navi nemiche e di attaccarle con successo anche di notte.
Una delle battaglie più importanti in cui i fulmini del Catatumbo ebbero un ruolo decisivo fu la battaglia navale del 24 luglio 1823. In quella occasione, l’ammiraglio José Prudencio Padilla, comandante della marina venezuelana, sfruttò la luce dei fulmini per sorprendere la flotta spagnola e infliggerle una sconfitta decisiva. Questa battaglia segnò la fine della guerra e la liberazione definitiva del Venezuela, che poté issare la sua bandiera in tutto il Paese.
Dove osservare la tempesta di fulmini?
Per godere appieno dello spettacolo dei Fulmini del Catatumbo, ci sono diversi luoghi ideali per l’osservazione. Tra questi ci sono sicuramente il Parque Nacional Ciénagas de Juan Manuel, e la regione sud-occidentale del lago dove si possono vedere anche i delfini di fiume, gli uccelli colorati, le farfalle e le scimmie urlatrici. Ma la località numero uno rimane il villaggio di Ologa, dove si può dormire in amache in una casa galleggiante che offre una vista privilegiata sui fulmini.
C’era una volta in Venezuela
A proposito di turismo del Catatumbo, suggerisco la visione del documentario C’era una volta in Venezuela, ambientato nella città di Congo Mirador, poco distante da Ologa.
Il film mostra come i pescatori del villaggio usano i fulmini per illuminare le battute di pesca notturne, ma mostra anche come il degrado ambientale, i conflitti politici e il declino economico dell’area stanno trasformando Congo Mirador in una città fantasma.
Trailer del documentario: