La Vergine di Coromoto è una figura centrale nella tradizione religiosa del Venezuela. Riconosciuta come la patrona del paese, la sua storia risale al XVII secolo, quando apparve al cacicco indigeno Coromoto e alla sua famiglia.
N.B. È l’unica volta che la Vergine Maria appare nel giorno del suo stesso compleanno ed è anche la prima volta che si manifesta ad un intero nucleo familiare. È anche una delle poche visioni mariane che porta il nome del testimone e non del luogo dell’evento.
Storia delle apparizioni
Un giorno dell’anno 1651, il cacicco Coromoto, capo della tribù Los Cospes, e sua moglie camminano vicino al fiume Guanare. Quando passano vicino alla riva, osservano una grande luce sulle acque e vedono lì in mezzo una bella signora con un bambino tra le braccia.
L’ammaliato capo chiede: “Cosa vuoi, bella signora?” E lei risponde nella sua lingua e con voce dolce: “Voglio che tu vada dai bianchi (gli spagnoli) e ti versi dell’acqua in testa così potrai andare in paradiso”.
Quella visione celeste commuove Coromoto, che accetta di obbedire a ciò che ha rifiutato per tanti anni. Poco dopo, il cacicco racconta allo spagnolo Juan Sanchez l’incontro con la bella signora e lo avvisa che porterà la sua tribù vicino agli spagnoli.
Nel settembre del 1652 il sacerdote annuncia alla tribù che saranno battezzati, ma Coromoto, sentendo già la mancanza della libertà che ha nella giungla, rifiuta e l’8 settembre, insoddisfatto, si allontana dall’accampamento. Ritornato furiosamente nella sua capanna, dove si trovavano la moglie, la cognata e il nipote, vede sulla soglia una luce splendente come il Sole che avvolge la bella dama che ha visto nel fiume molti mesi prima.
Coromoto la riconosce e le dice “uccidendoti mi lascerai in pace”, preparando arco e freccia. Lei si avvicina e lui cerca di attaccarla furiosamente a mani nude, ma la bella signora scompare. Coromoto urla “L’ho presa!”. Dalle sue mani escono dei raggi luminosi e, quando le apre, trova una piccola pergamena con l’immagine della bella dama. La mette in una foglia di banano e la posa sul tetto della capanna, dicendo che il giorno dopo le darà fuoco.
Quella sera, il nipote di Coromoto, aspettando che lo zio si addormenti, prende l’immagine e corre fuori a raccontare l’accaduto a Juan Sanchez, che diventa il custode della reliquia.
All’alba del giorno dopo, Coromoto dà fuoco alla capanna, fuggendo nella giungla, dove viene morso da una serpe. Di fronte alla morte imminente, chiede di essere battezzato.
Un uomo di Barinas, che conosce la dottrina cristiana, passa da quelle parti ed è lui a battezzare Coromoto con il nome di Angel Custodio.
Coromoto chiede quindi di essere portato dalla sua tribù e, davanti ai suoi uomini, pochi istanti prima di morire, dice loro che è stato battezzato e che andrà in paradiso. Ordina così alla tribù di restare con i bianchi, imparare la dottrina e ricevere “l’acqua sulla testa”.
Il culto della Coromoto
Nei pressi di Guanare, Estado Portuguesa, nel luogo della seconda apparizione, fu edificato il santuario Nuestra Senora de Coromoto. Consacrato alla Vergine il 7 gennaio 1996 e inaugurato con una messa solenne, presieduta da Papa Giovanni Paolo II, il 10 febbraio dello stesso anno. />
Dietro l’altare maggiore si trova un reliquiario d’oro in cui è conservata la reliquia originale della Madonna. Questa è di forma ovale, ha una dimensione di 2,5 cm di altezza per 2 cm di larghezza, come una moneta. Al momento non è noto di che materiale sia composta la reliquia.
Caratteristiche della reliquia
Gli occhi della Vergine, che misurano meno di 1 millimetro, hanno la presenza dell’iride e osservando in profondità l’occhio sinistro ha caratteristiche di un occhio umano. Si notano la sfera oculare, il condotto lacrimale, l’iride e un puntino chiaramente differenziati di luce dove si poteva osservare una figura umana con caratteristiche particolari.
L’inchiostro che compone l’immagine della Vergine è fermo, limpido e presenta morbidi rilievi; è stato più volte confermato che non vi è prova che l’inchiostro sia stato assorbito dalla cellulosa della carta.
Mentre secondo le indagini effettuate dall’antropologo Nemesio Montiel, alcuni elementi sono di origine indigena e possono essere chiaramente visti in ciò che costituisce l’intreccio di canne che fanno da contesto all’immagine della Vergine.